lunedì 10 giugno 2013

La mia proposta di legge elettorale

Premessa

Una delle prime cose che il nuovo governo dovrebbe fare, se vuole cominciare a dare un minimo di credibilità alla politica e a se stesso, è di fare approvare dal Parlamento una nuova legge elettorale.
Penso che una vera democrazia debba dotarsi di una buona e seria legge elettorale che consenta ai cittadini di eleggere realmente i loro rappresentanti.
Oggi non è così. Il Parlamento è formato da persone nominate dai capi dei partiti secondo un unico criterio che è quello della fedeltà al capo. Ciò è un vero insulto alla democrazia, all'intelligenza e alla dignità dei cittadini.
Un parlamento così nominato,oltre ad essere inutile, per mancanza  assoluta di rappresentatività, è un peso economico  significativo per la collettività e non trova giustificazione nei fatti e nei risultati  che sono sotto gli occhi di tutti; se a ciò si aggiunge la modesta qualità dei nominati, ne viene fuori un quadro desolante che l'Italia non merita.
La legge elettorale non può essere qualcosa che si cambia in base alla convenienza di questo o quel partito,ma lo strumento con il quale i cittadini possano poter esercitare il loro diritto di sovranità sancito in modo chiaro dalla Costituzione. I parlamentari devono essere veri rappresentanti del popolo a cui devono rispondere del loro operato e dei loro comportamenti, non semplici soldati comandati da generali e caporali molto spesso interessati più ai loro affari che a quelli del Paese. Questa è oggi la triste realtà dell'Italia.
E' necessario cambiare subito questa anomala situazione; questo governo ha detto di volerlo fare, ma i dubbi sulla reale volontà di farlo non sono ingiustificati visti i precedenti e la sua strana composizione.
Una buona e democratica legge elettorare non può prescindere da una considerevole riduzione del numero  dei parlamentari e dall'abolizione dei finanziamenti pubblici  ai partiti. Questi devono tornare ad essere liberi centri di aggregazione ed eleborazione di idee e proposte utili per la collettività. Gli statuti dei partiti, oltre a scopi e ad obiettivi, dovrebbero contenere regole  etiche di comportamento degli iscritti e dei dirigenti, norme  sul funzionamento della democrazia interna, sulla partecipazione, sulla scelta dei candidati alle varie funzioni pubbliche e severe norme di controllo dei loro bilanci per evitare gli abusi e gli scandali cui abbiamo assistito in questi anni. In questo senso si potrebbero applicare ai partiti le norme vigenti applicate alle società per azioni o a responsabilità limitata.
Per evitare conflitti di interessi dovrebbe essere preclusa la candidatura a soggetti che svolgano funzioni di magistrato a qualsiasi livello o che abbiano ruoli di funzionari dello Stato in generale  o che siano dirigenti di enti e titolari di imprese finanziate dallo Stato anche parzialmente, oltre ai soggetti condannati per reati di qulsiasi tipo anche in primo grado. Il Parlamento dovrebbe essere composto da una sola Camera e quindi il Senato andrebbe abolito, ciò consentirebbe di snellire considerevolmente l'iter di approvazione delle leggi. 

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